Andiamo con ordine. Nell’Aprile nel 2015, lo Steam Workshop si apprestava a dare il permesso agli utenti/creatori di vendere le proprie mod. Un passo assolutissimamente avanti coi tempi, audace, ma che allo stesso tempo rischiava di essere affrettato e fuori luogo. Così fu. L’operazione iniziò con la disastrosa commercializzazione della prima mod per Skyrim, che in poche ore venne prematuramente tolta dal mercato a causa di un contenzioso. Contenzioso che non era neanche strettamente legato col sistema in sé (la mod commercializzata utilizzava a sua volta un’altra mod di un altro creatore senza averne il consenso), ma che comunque segnò anche la fine del progetto stesso. 

mod
Silenzio totale fino a due giorni fa quando Gabe Newell, capoccia della Valve, durante un’intervista con PC Gamer torna a parlare dell’argomento. Lo scenario è sempre lo stesso: per alcuni pagare le mod sarebbe contro la natura stessa del modding, per altri (molti modder compresi) sarebbe ora di condividere i guadagni con chi ha creato contenuti tanto amati nel corso degli anni. Ecco parte delle risposte date da Mr. Newell a riguardo:
“I modders creano tantissimo valore, valore che noi crediamo debba essere assolutamente ricompensato. Creano valore e il modo in cui NON vengono ricompensati è un bug nel sistema, giusto?”  
Parole forti e chiare come quelle riservate al primo tentativo descrittovi prima: “La situazione con Skyrim è stata un casino. Non era il posto giusto per lanciare quella specifica cosa, ne è uscito un tentativo goffo e stupido soprattutto nella sua messa in atto.”  “Adesso dobbiamo momentaneamente tenercene fuori, ma il concetto fondamentale che “la community deve ricompensare le persone che creano valore” è importante, giusto? Dobbiamo semplicemente trovare le modalità con cui si renderebbero felici sia gli utenti, sia i creatori che sentirebbero più razionale il sistema che ricompensa le giuste persone per il lavoro che fanno. Tutto questo ha senso, no?”

Il senso, personalmente, ce l’ha e entrerò nel merito in un altro articolo. Nel frattempo provate voi a farvi un’idea!