Sarebbe dovuta essere la notte del Cavaliere Oscuro, ma si è trasformata in una nottataccia. In inglese questo incipit renderebbe di più e il titolo del film, Dark Night, probabilmente non è stato scelto a caso. Ispirato al “Massacro di Aurora”, la notte in cui dodici persone rimasero uccise ed altre settanta ferite, questo film, che sottolinea il suo non voler essere un documentario, racconta proprio ciò che è avvenuto nelle ore precedenti al tragico evento di quel 20 luglio 2012 durante la prima di The Dark Knight Rises.

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Non un docufilm, è bene ribadirlo, perché ciò che si potrebbe pensare entrando in sala è quello di vedere una ricostruzione degli eventi, con testimonianze di persone scampate alla sparatoria e con attori che ne interpretano le esperienze. Dark Night non è nulla di questo, ma piuttosto un concentrato di emozioni, di situazioni quotidiane ed eventi quasi insignificanti, a costituire la “trama” di un film il cui finale è già conosciuto, ovvero la strage del cinema. Ed è proprio questa la particolarità della pellicola: l’intenzione del regista Tim Sutton non è quella di raccontare una storia o di darci più informazioni di quanto abbiano fatto i telegiornali all’epoca, poiché tutto è già risaputo, lo spettatore sa già come andrà a finire il film, ma non sa chi dei protagonisti sarà colui che porrà fine alla vita di dodici innocenti.

Dark Night vede infatti il susseguirsi di diverse scene di persone la cui vita non andrà mai ad intrecciarsi, se non per sporadiche comparse. Le vite di queste persone sono normali ed ognuno di loro combatte con un proprio mostro interiore, senza però dare mai l’impressione di essere un presunto killer: se avete un’amica fissata con la palestra e con i selfie, o conoscete un bel ragazzo dagli occhi celesti, avete un amico skater con piercing o ancora vedete sempre la stessa commessa al supermercato, questi potrebbero essere tutti presunti assassini.

Detta così ovviamente sembrerebbe quasi allarmistico, ma Dark Night vuole proprio sottolineare quanto quello che è accaduto ad Aurora non sia frutto della mente di un terrorista od organizzazione criminale, ma di una persona comune, sicuramente con problemi, ma che all’apparenza aveva una vita normale, come tutti noi. Il continuo cambio di scene, senza che chi guarda possa effettivamente affezionarsi ad un singolo personaggio rende bene il processo di estraniazione dai fatti: lo spettatore non sarà mai incuriosito di sapere cosa accade ad uno dei ragazzi, poiché la storia non narra nulla. Non c’è un evolversi delle situazioni, il tempo è fermo, chi guarda viene bombardato semplicemente da simboli (come un giocattolo di Captain America o il susseguirsi di maschere indossate in una sequenza non casuale) ed emozioni, che pian piano fanno entrare nella psiche dei personaggi quasi a voler cercare di capire chi tra quelle persone, apparentemente così normali, possa alla fine arrendersi al proprio io interiore e scatenare la propria pazzia sui malcapitati fan di Batman. Nessun interesse per le loro vite, ma un estremo addentrarsi nelle loro menti.

L’intento è proprio questo dunque, accompagnare lo spettatore fino ad un culmine il cui esito è già conosciuto, e il film lo fa egregiamente; le inquadrature mettono sempre in risalto ciò che è degno di attenzione e la colonna sonora, composta da alcuni brani originali, accompagna delicatamente le scene senza mai risultare fuori posto. L’unico appunto che può essere fatto alla narrazione, se così può essere definita, è di essere troppo lenta in alcune scene, soprattutto per lo spettatore che non ha ben chiaro come sia stato pensato Dark Night. Tim Sutton ha voluto ampiamente denunciare qualcosa che negli Stati Uniti sta diventando pericolosamente all’ordine del giorno, rendendo i cittadini abituati ad avvenimenti che mai dovrebbero accadere; le precauzioni in un certo senso vengono prese dallo stesso Governo con programmi appositi per prepararsi ad un eventuale attacco, ma la possibilità di poter acquistare armi e la debolezza della psiche umana rendono questi eventi sempre più probabili.

Il finale del film raggiunge poi il culmine del pathos: la scena in cui persone felici vanno al cinema, mascherate dal proprio supereroe preferito e ignare che da lì a poco un pazzo avrebbe posto fine alle loro vite, viene troncata senza avviso, con il carnefice che soddisfatto dei suoi preparativi commenta ciò che starà per accadere come “l’inizio di una festa”. Dark Night è un film che va capito ancora prima di essere visionato: chi si aspetta una pellicola ricca di azione, una trama coinvolgente o personaggi che si evolvano nel tempo rimarrà di certo deluso e annoiato, chi invece vuole entrare nella psiche delle persone e cercare di capire chi, anche solo da piccoli gesti, possa essere colui che darà vita al “Massacro di Aurora” nonostante la sua vita quotidiana normale, sarà sicuramente conquistato dalle emozioni delle immagini e della colonna sonora.