Nell’ultimo weekend la star di Twitch Tyler “Ninja” Blevins ha organizzato un torneo di Fortnite dal nome quanto meno egocentrico: Ninja Vegas 2018.

Chiunque poteva partecipare al torneo comprando il biglietto e provare a conquistare la “taglia” sulla testa di Ninja di 2500 dollari.

Durante lo svolgimento di 9 incontri, Ninja ha capito a sue spese che essere uno streamer di “grido” non significa essere un fenomeno a giocare o meglio, non essere il migliore in circolazione.

La prestazione di Ninja è stata di una vittoria e due secondi posti su 9 incontri (neanche troppo male in realtà), ma il famoso streamer ha dovuto fare i conti con gente molto più forte e preparata di lui che magari non si diletta a mostrare il suo bel faccino al mondo sulle piattaforme di competenza.

In tutto questo l’evento ha portato Ninja a battere un record non indifferente: 667 mila persone in contemporanea hanno guardato il suo streaming.

Ricordiamo che sempre Ninja, grazie all’aiuto di Drake, famoso rapper, aveva già raggiunti in passato numeri simili.

Purtroppo siamo in un momento dell’industria videoludica dove un bravo streamer (e discreto giocatore) guadagnerà sempre di più di un vero campione di e-sport e chi vuole intraprendere questa carriera magari si troverà a dover scegliere tra questa vocazione o imparare a sapersi vendere per fare “soldi facili” (non è proprio così facile, ma ci siamo capiti).

Ninja dopo aver perso il torneo, ma aver raggiunto il record di viewers

Ritornando al Ninja Vegas 2018 l’evento è stato sicuramente molto interessante per alcuni team/sponsor nel trovare nuovi “fenomeni” da ingaggiare, come nel caso di Blind, giocatore che di questi 9 incontri è riuscito a vincerne ben 2.

Dopo l’evento Blind è stato contattato da The Verge, ma al momento ha detto che non vuole ancora dire chi è pubblicamente e ha solo iniziato i colloqui con i maggiori team per firmare un primo contratto da Pro.

Altro caso interessante è stato quello di 4DRStrom, giocatore che ha collezionato una vittoria mostrando esperienza e abilità di un veterano degli e-sport, salvo poi scoprire che dietro al nick si nascondeva un ragazzo di 14 anni, che ci dimostra come la prossima generazione è pronta a distruggerci a livello competitivo in questo mondo.

Piccola riflessione finale nell’eterna diatriba tra PUBG e Fortnite.

A livello di visibilità una partita di Fornite risulta sicuramente più interessante di quelle di PUBG in quanto in quest’ultimo gli shootout durano pochi istanti e quindi è possibile perdersi il momento clou dell’incontro, mentre nel titolo della Epic Games questi scontri sono più lunghi e permettono agli spettatori di seguire più facilmente l’azione.

Già mi immagino i banner pubblicitari della Red Bull o altre marche importanti che riempiranno i nostri schermi nel prossimo futuro (se già non accade).