In principio fu un’esplosione. Ed a seguire un’altra. E poi un’altra ancora. Ed ora, un’altra, la più grande. Sì insomma, è stato un inizio alquanto caotico ma ad Avalanche Studios, software house svedese conosciuta principalmente proprio per la serie di Just Cause, piace così. Ma non sono solo le esplosioni a dominare in Just Cause 4. Anche la velocità è un elemento imprescindibile della serie. Il nostro Rico è pronto a sfrecciare alternando rampino, tuta alare e paracadute tra gli alberi e la vegetazione dell’immensa isola di Solis. Oggi tratteremo proprio di questa quarta iterazione della serie, da poco pubblicata sulle principali console e su PC. La versione testata è quest’ultima.

Il titolo, come oramai da tradizione Avalanche, non si discosta molto dai suoi predecessori, proponendo questa volta come ambientazione l’isola di Solis ed una storia che non riesce ad intrattenere molto e che sembra decisamente poco curata. Durante il gioco il nostro Rico deve scontrarsi contro Oscar Espinoza ed il suo folle Progetto Illapa, atto a controllare il tempo atmosferico ed a scatenare a piacere gigantesche tempeste di fulmini o tornadi. Un’arma incredibile che, se messa al servizio di un folle dittatore, potrebbe mettere in ginocchio il mondo intero. Quindi tocca a noi distruggerla. E nel modo più spettacolare possibile. Il rocambolesco arrivo sull’isola è presto bruscamente interrotto e la prima oretta di gioco consiste in un veloce tutorial durante il quale otteniamo nuovamente i gadget tanto cari a Rico: rampino, tuta alare e paracadute, su cui torneremo in seguito. I nostri impegni devono essere subito rivolti alla liberazione delle varie aree di Solis tramite un’armata ribelle, propriamente chiamata Armata del Caos, nomen omen.

Ogni nostra azione, ogni distruzione o missione completata, fa aumentare l’indicatore del Caos che, una volta riempito, rinfoltisce i ranghi dell’Armata con cui possiamo conquistare nuove zone garantendoci quindi dei bonus come armi o veicoli di tutti i tipi, dispiegabili liberamente tramite uno dei nostri aiutanti, un po’ come un air drop richiamabile in ogni momento. Si possono avere massimo sette aiutanti diversi e dopo averne richiamato uno bisogna attendere il termine di un countdown, piuttosto breve, concluso il quale potrà nuovamente essere d’aiuto. Sono anche molto utili per gli spostamenti veloci ma nel caso in cui vi vogliate muovere per conto vostro non ci sono problemi. Vi trovate in mezzo alla giungla e volete muovervi più velocemente? Semplicissimo, fatevi portare un elicottero e cominciate a svolazzare. Anche se sul sistema di movimento dei veicoli ci sarebbe da stendere un velo pietoso. È incredibilmente impreciso e non è difficile trovarsi ribaltati a causa della fisica assurda del gioco o sbalzati in aria a folle velocità a causa di bug randomici, i quali vi tengono compagnia per buona parte del gioco. Un discorso simile si potrebbe fare anche sul sistema di shooting che, anche se non molto curato, risulta comunque godibile, specie nel momento in cui si attiva anche il fuoco secondario di ogni arma, che garantisce sempre ottimi risultati. Non che i nemici ci possano impensierire più di tanto. I soldati “semplici” non hanno IA. Davvero, è inutile dire che hanno un’IA basilare, non c’è proprio. In compenso gli elicotteri ed i cecchini vi fanno venire gli incubi, essendo in grado di colpirvi pure mentre volate tra gli alberi a 400 chilometri orari con la tuta alare , mentre piove e con la nebbia. Insomma, o tutto o niente, non ci sono vie di mezzo.

Il vero divertimento del gioco risiede nel sistema di movimento di Rico. Tramite l’utilizzo combinato di rampino, paracadute e tuta alare si possono realizzare acrobazie e voli ad altissima velocità davvero emozionanti. Il tutto richiede comunque un po’ di pratica, il sistema non è esattamente immediato ma una volta padroneggiato garantisce risultati splendidi. Inoltre, uno di questi elementi è anche una pratica arma di distruzione: sto parlando del fidato rampino, questa volta ancora più divertente grazie all’introduzione di tre pratici accessori e di svariate mod. Intanto c’è da prendere la mano con riavvolgitore, sollevatore e booster. Il primo è già conosciuto e permette di tirare tra di loro due oggetti oppure di tirarne uno verso il suolo o verso una parete. Il secondo è sostanzialmente il Fulton di Metal Gear Solid; una volta attaccato il rampino ad un oggetto spunta un pallone che comincia a tirarlo verso l’alto. L’ultimo permette di attivare un mini-propulsore nel punto di impatto. Sì insomma, tipo quelli che sicuramente avrete visto in qualche video di YouTube mentre spedivano in cielo delle mucche per poi esplodere. Oppure, lanciandolo sulla coda di un elicottero, esso comincerà a roteare sempre più velocemente fino ad ottenere quel delizioso effetto “bug di compenetrazione” che fa sempre morire dalle risate.

Ogni gadget può essere attivato manualmente e, tramite le mod, si possono aggiungere ancora più effetti ad ogni accessorio. Ad esempio si può aggiungere una pratica esplosione repulsiva al riavvolgitore così, una volta che i due oggetti attaccati entrano in contatto, vengono scagliati via a chilometri di distanza oppure si può decidere anche che, nel momento in cui un oggetto arriva nel punto in cui è agganciato il rampino, quest’ultimo si spezzerà, lasciando andar via così ciò che vogliamo. O ancora, possiamo decidere l’altitudine a cui far arrivare i palloni del sollevatore, da pochi metri all’infinito, e decidere di farli esplodere appena raggiunta l’altezza prestabilita. O dare un timer ai booster. E questi sono solo alcuni degli effetti che è possibile combinare tra di loro per dar vita a risultati esilaranti e, come sempre, esplosivi. I creativi ed i fanatici delle esplosioni potranno dar vita a centinaia di effetti diversi. Che poi è soprattutto questo il risultato a cui punta Avalanche con Just Cause, in sostanza.

Le mod possono essere acquisite tramite dei punti ottenibili a loro volta da alcune missioni secondarie date da alcuni personaggi del gioco. A queste si aggiungono anche le sfide. Esse non brillano certo di inventiva ma sono disseminate per buona parte della mappa quindi è possibile ritrovarsene qualcuna davanti e farla, giusto per passare un po’ il tempo. Possiamo quindi passare velocemente tramite dei checkpoint con un veicolo, oppure volare attraverso una serie di anelli con la nostra tuta alare. La monotonia e la ripetitività di queste missioni secondarie, purtroppo, si riversa anche sulle missioni principali, ma ciò non è una novità per la serie, che usa la trama come un mero pretesto per distribuire distruzione. Per liberare le varie zone della mappa dobbiamo prendere parte a delle Operazioni, le quali richiedono una serie di missioni di preparazione piuttosto basilari. Ci viene chiesto quindi di hackerare una console, arrivare in un determinato luogo, scortare un veicolo, liberare persone e poco altro. Questi sono gli elementi costanti di tutte le missioni di avvicinamento alle sopracitate Operazioni, in tutto quattro, che si limitano poi a prendere un insieme di questi elementi, rimescolarli e spettacolarizzarli ancora di più dato che le Operazioni sono incentrate sulla distruzione (ovviamente) dell’arma atmosferica di turno, il cui elemento ci verrà contro in tutti i modi possibili.

Il gioco, in sostanza, non si vuole discostare molto dagli altri episodi della saga proponendo un gameplay rodato ma ancora più ampliato da alcune chicche molto simpatiche. Ma non è esente da problemi, anzi. Letteralmente ogni mia singola partita si è interrotta con un crash diverso, randomico, che poteva colpirmi dopo mezz’ora di gioco così come dopo due ore. Per fortuna il sistema di salvataggio è ben realizzato e non ho mai realmente perso tempo a rifare missioni. Il colpo d’occhio dell’isola di Solis non è male ma basta cominciare a camminare per notare il distrato totale di alcune texture, completamente spalmate e che fanno male all’anima ma è proprio il comparto tecnico della versione PC ad essere piuttosto scadente. Le strutture sono poche e ripetute all’infinito. Nota di merito il caricamento iniziale, che è praticamente l’unico che vedrete in tutto il gioco. Una volta terminato e premuto su “Continua”, il gioco inizia istantaneamente e le pochissime altre schermate di caricamento sono quelle presenti prima delle missioni o delle cut-scene, comunque roba di pochissimi secondi. Le opzioni di personalizzazione sono estremamente basilari ed anche con una 2080 ho avuto problemi a tenere fissi i 60 frame ad una risoluzione 4K. Non sembra essere nulla di realmente gravissimo, quanto più fastidioso, e sembrano anche essere problemi che potrebbero essere risolti tramite delle patch di cui però, al momento, non se ne vede l’ombra.

Nota – Il gioco è stato eseguito sulla seguente configurazione:
Scheda madre h170pro4s;
16GB DDR4 2133mhz;
WD Blue 1TB;
Alimentatore xfx550;
Gigabyte G1 2080 8gb;
Dissipatore Noctua nuh-d14;
SSD Samsung 256 GB